Tutto è successo nella notte di domenica tra il 7 e l’8 marzo. E’ quanto riporta il quotidiano La Nazione, la disavventura accaduta ad un 75enne della Valdicecina che nella tarda serata di domenica scorsa è stato trasferito dalla propria abitazione al pronto soccorso di Pontedera. Un calvario non solo per il paziente ma anche per i familiari che sono stati informati delle condizioni di salute del familiare 12 ore dopo l’arrivo in ospedale. La famiglia ha presentato un esposto all’Urp dell’Azienda Usl Nord Ovest, al momento senza aver ricevuto risposta secondo quanto ci hanno comunicato i familiari che abbiamo contattato. Ma partiamo dall’inizio:
Il 118 interviene nell’abitazione del richiedente soccorso.Ddopo una prima visita viene deciso dal medico che il paziente venga trasferito all’ospedale di Pontedera per degli accertamenti. L’ambulanza parte dal comune di Volterra alle 20.15, arriva al Pronto Soccorso di Pontedera intorno alle 21 circa, da quel momento non si hanno più notizie sulle condizioni della salute del 75enne. La famiglia racconta che dopo ore di attesa, per avere informazioni sullo stato di salute del familiare, hanno chiamato il pronto soccorso (intorno alla mezzanotte di domenica) e che in quella prima telefonata gli è stato riferito di tenere il telefono acceso perchè in quel momento non potevano dare notizie. Alle 7 del mattino dell’8 marzo, ancora senza aver ricevuto notizie dal pronto soccorso, la famiglia ha nuovamente chiamato l’Ospedale, riferiscono i familiari, in questo caso gli è stato consigliato di riprovare dopo un’ora. Alla fine intorno alle 9 – racconta ancora la famiglia – sono riusciti a strappare due minuti di telefonata con un medico (dopo 12 ore quindi), mentre il familiare, visto anche la scarsità dimestichezza con l’uso dei cellulari, è riuscito a contattare la famiglia, raccontando che al momento non solo non era stato informato su che cosa avesse, ma di aver trascorso la notte e quindi anche la mattinata in barella, senza cuscino, senza coperte nonostante l’ avesse richieste. Solo intorno alle 11, la famiglia è stata raggiunta telefonicamente dal medico del Pronto Soccorso dando alcune informazioni sul quadro clinico. Infine, dopo 14 ore di pronto soccorso, il 75enne – racconta la famiglia – è stato trasferito in isolamento intorno alle 11.30 di lunedì 8 marzo fino al tardo pomeriggio in attesa dell’ esito del tampone senza vedere anima viva.
I familiari concludono con una riflessione: ” Capiamo l’eccezionalità del momento, ma non si possono lasciare i familiari a casa senza informarci (il pronto soccorso ha sempre miei numeri), non si può lasciare il paziente senza essere informato su cosa gli stia accadendo, così come è altrettanto impensabile e disumano lasciare una persona di 75 anni in condizioni di disagio al pronto soccorso per un arco temporale che supera abbondantemente le 12 ore. Siamo riusciti a parlare con un sanitario solo alle 17 di lunedì 8 marzo e casualmente, poiché mio padre mi ha chiamata per dirmi dell’esito del tampone e, essendo arrivato il sanitario nella stanza, me lo sono fatto passare al telefono”.
di Gianni Baruffa