La sanità pubblica arranca e sempre più persone smettono di curarsi, perché le lunghe liste di attesa e le prestazioni arretrate minano la fiducia nei confronti di questo baluardo della collettività, spingendo chi ha bisogno verso strutture private, troppo spesso proibitive dal punto di vista economico.
La vicenda dell’ospedale di Volterra, sempre al centro di ridimensionamenti come il recente taglio orario su soli tre giorni del servizio di dialisi, è emblematica e rispecchia le criticità nazionali. La notizia di questi giorni dello stanziamento di un milione e 700 mila euro da parte della Regione Toscana per recuperare 950 operazioni a fronte dei 3000 interventi chirurgici rimasti indietro, oltre a visite ed esami posticipati di mesi, è senz’altro positiva ma la situazione è talmente compromessa che serviranno ben altri e più incisivi interventi per colmare la distanza fatta di sofferenza, delusione e sconforto che si è frapposta tra i cittadini e la sanità pubblica.
“Ben vengano azioni come queste da parte della Regione – afferma Roberto Pepi presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra – perché il contesto è
critico, curarsi è diventato complicato quasi un lusso, e la popolazione non è sufficientemente assistita, quindi spesso mortificata e scoraggiata si arrende, non
potendo magari spendere soldi nel privato. E ciò è profondamente sbagliato, perché la sanità pubblica deve essere garantita a tutti e va difesa ad ogni costo, è una grande conquista culturale e questo attacco che sta subendo in favore della sanità privata è un vero e proprio furto alla società. Sicuramente dovrà essere rifondata, riducendo gli sprechi ma non certo l’attenzione ai bisogni dei cittadini.
Invece questa spoliazione va avanti nei confronti dei piccoli ospedali come il nostro, ma non solo, penso a Portoferraio a Cecina a Piombino, e mano a mano vengono ridotti tutti i servizi, perché è un taglio anche una visita tra cinque o sei mesi, lasciando solo scatole vuote. Nemmeno la pandemia che ha dimostrato l’importanza di questi presidi periferici è servita per un cambio di rotta – sottolinea Pepi – dal resto le amministrazioni locali risucchiate in una serie di organismi prettamente burocratici come consulte o commissioni sono in realtà svuotate di ogni potere e non riescono a incidere sulle decisioni regionali, ma ciò non toglie che debbano lottare, combattere e farsi oppositori, promuovendo o appoggiando movimenti di opinione contrari al depauperamento dei nostri ospedali. Sulla
sanità – continua e conclude il presidente – serve una programmazione a lungo termine, non a spot, ma ai politici poco interessa e non è una questione ideologica di destra o sinistra, perché il risultato è il medesimo. Oltretutto, c’è anche un errore di fondo, perché meno si cura, incrementando la logica del tagliare, più si generano costi sociali, come le assenze dal lavoro e disagi sulla collettività, e convinti di risparmiare alla fine si spende di più”.