Arrivati alla fine dell’anno della rigenerazione e della rinascita vorremo capire come Volterra è cambiata grazie agli interventi introdotti. Se non valutassimo come rigenerazione solo lo sviluppo di un numero cospicuo di eventi (che la giunta ricorda costantemente, appuntandosi una medaglia al petto) rimarrebbe ben poco di cui gongolarsi. Crediamo che l’aver pensato a Volterra22 solo come un periodo fine a sé stesso sia stato un errore molto grave, frutto di una visione miope che ha legato la cultura esclusivamente a manifestazioni antropologiche riguardanti il civismo di un popolo. La cultura, invece, è molto di più: è espressione di tutto ciò che concorre alla formazione e alla crescita dell’individuo, del contesto sociale e della condizione collettiva. Per questo, volendo valutare quanto introdotto, non vediamo il cambio di passo che ci si aspettava, sia per la promozione: che non lascerà niente ai posteri; sia perché la gestione è stata affidata ad un assessore non locale: che ha voluto improntare un taglio diverso, meno provinciale, alla cultura di Volterra, non comprendendola appieno. Non percepiamo niente che possa presagire una speranzosa rinascita di Volterra nel breve e/o lungo termine da parte dell’amministrazione. Parlando con i cittadini, le associazioni e i ragazzi delle scuole, sono emerse alcune tematiche che ci fanno riflettere e che dovrebbero far riflettere anche il sindaco, soprattutto perché sono legate a quel concetto culturale di vera rigenerazione di cui troppo spesso, purtroppo, ci si riempie la bocca senza coglierne il senso reale. Chiediamo allora a quale rigenerazione abbia pensato il sindaco per il futuro di Volterra legato ai ragazzi. Quali prospettive rigenerative/rigenerate ha lasciato o creato per loro il 2022? Quali diverse visioni o condizioni ha messo in pratica per il loro futuro? Non parliamo solo della previsione e lo sviluppo di luoghi di aggregazione culturali, sportivi o anche solo ludici, dei quali c’è una necessità enorme, ma anche della loro esigenza di avere un motivo per voler vivere a Volterra: il lavoro. Il lavoro è un tema sul quale noi insistiamo molto, ma non viene mai trattato dall’amministrazione Santi; è uno degli elementi di base della crescita collettiva e personale e, di conseguenza, anche di una rigenerazione della città. Un argomento molto sentito, non solo dalle persone che attualmente lavorano fuori Volterra e intraprendono decine di chilometri per spostarsi, ma anche dagli stessi ragazzi, dagli studenti che si stanno diplomando e non vedono prospettive locali di impiego. Per questo domandiamo al sindaco: quale prospettiva di rigenerazione può avere un giovane che percepisce questo senso di sfiducia e di rassegnazione e lo vive con la consapevolezza che non si sta investendo sulla loro categoria? E allora, proprio partendo dall’anno di Volterra22, che cosa ha in mente e quale programmazione ha messo in piedi Santi per affrontare il 2023 e permettere loro di rigenerarsi? In sostanza, cosa ha lasciato per i giovani e cosa ha in mente di fare per loro, affinché diventino parte attiva della città?
L’innesto della cultura nei percorsi formativi di sensibilità diverse avrebbe dovuto restituire una città più solida, ma se guardassimo alle criticità legate alle infrastrutture fisiche e digitali senza previsione di intervento, dalla banda larga che ancora non copre tutto il territorio cittadino alle strade oramai ridotte un colabrodo, ci domandiamo se la rigenerazione a cui ha pensato il sindaco non sia esclusivamente destinata ad adulti che hanno già stabilizzato qui la loro posizione lavorativa. Sono temi importanti che Santi dovrebbe affrontare in modo serio e incisivo, senza addurre che è una situazione condivisa che non ha freno o che non può farci niente. Sembra effettivamente che, al di là degli eventi che ci sono stati raccontati dalla giunta del 2022, niente rimanga di quell’opportunità offerta a Volterra (e non destinata al sindaco o alla sua giunta) dalla regione. A Santi manca la lungimiranza di proiettare le proprie azioni oltre al mero ritorno di consensi immediati o di scatti fotografici, mentre sarebbe più utile che pensasse a cosa ha lasciato di sostanziale e strutturale a Volterra la spesa di circa 300 mila euro pagata da Giani.