La nascita di 4 posti letto di terapia sub-intensiva è una buona notizia per l’Ospedale di Volterra, che fa guardare al futuro con più speranza. Questo non significa che le cose vadano tutte bene o che possiamo accontentarci: tutt’altro! Significa però che qualcosa di positivo è stato ottenuto, o meglio “strappato” alla Regione. Ricordo ancora due anni fa quando iniziò questa battaglia, con la raccolta firme online, con le mozioni in Consiglio Comunale, e sopratutto con l’arrivo di Chiara Squaglia, la quale andrò direttamente da Eugenio Giani. Personalmente ho lavorato per unire i 4 sindaci e per farli esprimere ad una voce, e sono soddisfatto del lavoro che il fronte civico ha operato, con determinazione e sempre in maniera propositiva.
Paolo Moschi, una battaglia vinta
Questi elementi, insieme, hanno portato un risultato, il primo dopo anni.
Se ci ricordiamo cosa veniva detto solo un anno e mezzo fa sull’ipotesi di terapia intensiva o sub-intesiva a Volterra, ci accorgiamo che la Regione e il PD hanno fatto un bel dietro-front. Noi lo apprezziamo però, perchè questo va nella direzione giusta. Come apprezziamo che il modello Rossi, di totale accentramento, si stia piano piano sfarinando.
Ma perchè tanta animosità per questi 4 posti letto?
Forse qualcuno oggi dovrebbe domandarsi come mai a fine 2014 a Volterra si operava poco o pochissimo, e come mai il personale medico sia sempre più ostile a venire a Volterra. Sicuramente graveranno i problemi logistici, ma questo non può essere sufficiente. Il problema è, evidentemente, l’esposizione al rischio, in assenza di una sub-intensiva, durante e dopo le operazioni.
Questo non lo dico io, lo dicono i medici.
Abbiamo sentito ortopedici e chirurghi riferirci quanto questi letti potranno far aumentare il lavoro presso la sala operatoria.
Soprattutto quanto questi letti potranno migliorare la sicurezza dell’Ospedale e quindi dei cittadini dell’Alta val di Cecina.
Adesso però dobbiamo far sì che i numeri ci siano, e che il nostro nosocomio abbia il personale medico di competenza a disposizione.
Oggi si parla di dipartimenti, più che di professionisti legati ad un singolo Ospedale. Non sappiamo se sia la misura giusta, sappiamo però che il primo problema del Santa Maria Maddalena è quello del personale medico, a partire dai cardiologi, ma non solo. L’incertezza sulle date di assunzione o dei bandi ci mette seria preoccupazione, e questo sarà il prossimo tema da affrontare con forza e determinazione.
Paolo Moschi